Proprio come trent’anni fa, ai tempi del mio primo viaggio a Santa Rosa, sul Rio Purus, nel Territorio do Acre, tutte le zone più remote del Perù sono raggiungibili unicamente tramite il servizio di collegamento della Fuerza Area Peruana, l’aviazione militare. Nulla sembra essere mutato da allora, almeno per quanto concerne la logistica dei collegamenti. Questi voli non sono mai regolari, infatti, ma soggetti alle repentine variazioni climatiche, alle condizioni della pista di atterraggio, nonché ai capricci degli alti ufficiali.
Finalmente, dopo le lungaggini della pesatura di tutto il bagaglio, una pesatura meticolosa che include anche i passeggeri, prendiamo posto nel piccolo Fokker che in meno di un’ora ci porterà a destinazione. Siamo soltanto in quindici tra civili in viaggio per affari e alcuni militari della base. Colonia Angàmos è, innanzitutto, un avamposto militare che si allunga sulle ripide sponde del Rio Yavarì a fronteggiare il confine con il Brasile.
Al decollo, sorvoliamo l’agglomerato di Iquitos e la confluenza del rio Itaya con l’Ucayali che sfocia poi nel Rio delle Amazzoni, pochi chilometri più a est. Dall’aereo appare come un oceano d’acqua, ma immediatamente la selva fitta e muschiosa, senza alcuna traccia visibile di attività umane, riempie l’intero orizzonte nella cornice degli oblò. I due piloti puntano a sud ovest, in un mare di nuvolette candide come batuffoli sospese nella luminosità del cielo. Qua e là innumerevoli fiumi e corsi d’acqua e le zone allagate della varzea sfumano il verde intenso di questo tappeto intricato e muschioso dove vivremo la nostra avventura.
Colonia Angàmos è una comunità di circa 800, 1000 anime, con una base militare arroccata sul punto più alto di un promontorio sul fiume, alcuni spacci alimentari che vendono ogni genere di mercanzia e ben quattro chiese appartenenti a confessioni differenti. All’imbrunire, in tutte e quattro si svolgono le funzioni religiose in concorrenza l’un l’altra.
La vita del paese scorre attorno a un ampio quadrilatero di terra battuta e lungo il corso principale, una striscia di lastre di cemento della larghezza giusta di una motocarrozzetta, con tanto di illuminazione pubblica, dalle 18 alle 22,30, nonché un campo da calcetto e pallavolo con annessa una piccola tribuna in legno.
Oggi è in programma la semifinale di Coppa America, così alcuni televisori sintonizzati sulla competizione attraggono capannelli di ragazzini e gente di passaggio che sostano all’ingresso degli spacci. Un diversivo alle funzioni religiose e alle prediche che s’odono declamare agli angoli del paese.
È piacevole starsene seduti sulla panchina a oziare e assistere al passeggio mentre una magnifica luna piena ritaglia dall’oscurità il muro della selva che chiude ai lati l’orizzonte. Le sagome dei passanti, ragazzini per lo più, danno voce e risate alle loro ombre. La Croce del Sud s’indovina appena nel chiarore selenico, a lambire bassa le chiome degli alberi.