Di tutte le notizie nefaste e nefande che dal mondo ogni giorno ci affliggono con il carico di sciagure e violenze, quella che più mi affligge e addolora è la notizia che ieri, 23 gennaio 2018, il Governo Peruviano ha approvato per legge un nuovo piano di deforestazione massiccia di una delle regioni più remote e selvagge dell’Amazzonia.
Il progetto si sostanzia nella costruzione di una strada a grande percorrenza, con annesse diramazioni secondarie, lunga circa 280 km che congiungerà Puerto Esperanza a nord al piccolo villaggio di Inaparì, situato sul Rio Acre, al confine con il Brasile e la Bolivia. Tutto ciò in barba ai vari accordi e trattati sulla salvaguardia dell’ambiente e per il controllo dei cambiamenti climatici, nonché in spregio alle accalorate parole di Papa Bergoglio, appena pronunciate, a Puerto Maldonado, proprio contro le insistenti pressioni esercitate dalle varie lobby del potere economico che agiscono sempre ed esclusivamente per il puro profitto, a scapito del benessere e della pace dei popoli.
Questa strada taglierà vaste aree protette da parchi nazionali e i territori dell’Alto Purus abitati da piccoli gruppi tribali di indios che rifuggono per scelta ogni contatto con i bianchi e la “civiltà”, rifugiandosi nelle zone più remote e finora inaccessibili della foresta amazzonica. È un progetto di vasto respiro dal momento che, una volta ultimata, la strada collegherà Lima a San Paolo in Brasile, innestandosi nell’Autostrada Interoceanica 317 che ora si arresta proprio sulle sponde del Rio Acre ad Assis Brasil.
La legge è stata voluta dal Governo e approvata dal Parlamento Peruviano in nome di un prioritario interesse nazionale che vede nella costruzione di questa nuova grande arteria ifrastrutturale la possibilità di un consistente sviluppo economico apportato da un considerevole risparmio nei trasporti e nello scambio delle merci su gomma tra le coste del Pacifico e quelle dell’Atlantico, nonché dalle prevedibili ricchezze derivanti dal mercato di legname pregiato, dallo sfruttamento minerario di nuovi giacimenti d’oro, e altre materie prime, e dallo sviluppo rurale dei nuovi territori colonizzati.
Nel giro di una decina d’anni è prevedibile lo scenario che si configurerà nel ripetersi delle scellerate devastazioni già altrove perpetrate in Amazzonia con la costruzione di nuovi insediamenti fatiscenti dove si riverseranno masse di poveri in cerca di fortuna, senza ordine alcuno se non nell’impeto della disperazione. Il fragile suolo amazzonico, disboscato, si inaridirà nel volgere di qualche anno divenendo improduttivo, le acque dei fiumi verranno inquinate dal mercurio usato dai garimperos e per gli scoli degli insediamenti fuori controllo, nell’imbarbarimento e annientamento degli indios, nella completa e incalcolabile estinzione di specie animali e della varietà floreali con la distruzione totale della selva.
È frustrante e nauseante ripetere le medesime cose invano, nel constatare che dal passato e dalla Storia non si tragga alcun insegnamento e che l’umanità sempre più condotta e guidata da governanti senza scrupoli, ignoranti e in totale malafede, continui a camminare verso il baratro nella perseveranza della stupidità cieca e ottusa che non fa onore alcuno alla millantata intelligenza della razza umana.